La Società dei Ribelli è la storia di un sogno collettivo, fragile e potente al tempo stesso.

Nel 1871, a Parigi, uomini e donne danno vita alla Comune, un’esperienza di libertà e uguaglianza soffocata nel sangue ma mai dimenticata. Tra memoria, utopia e resistenza, lo spettacolo racconta il coraggio di chi ha tentato l’impossibile per cambiare il mondo.

Regia e drammaturgia di Maura Pettorruso

Con Andrea Bonfanti e Stefano Pietro Detassis

Luci di Federica Rigon

Costumi di Valentina Basiliana

Suoni di Giacomo Maturi

Produzione PequodCompagniaTrento - TeatroE

Progetto vincitore bando residenze “Chiamata alle Arti” 2025 - FerraraOFF

Con il sostegno di Fondazione Caritro e Provincia Autonoma di Trento

Debutto_ 14 novembre 2025, Trento

Il progetto parte da un fatto storico: nel 1871 a Parigi, i cittadini e le cittadine fondano La Commune de Paris. Dopo la sconfitta - cocente - inflitta alla Francia dalla Prussia di Bismarck, i parigini e le parigine non ci stanno a firmare una pace che sventrerebbe il paese. Perdono la fiducia nel governo e decidono di auto-governarsi. Per tre mesi si instaura a Parigi uno dei governi più utopici della storia: uguaglianza, diritti, laicità, sussidi, cittadinanza attiva, integrazione degli immigrati, femminismo... sono solo alcune delle parole che risuonano nelle rues parisiennes. Tre mesi di utopia spenti in un massacro feroce e spietato che passerà alla storia come la Semaine sanglante (settimana di sangue), che rimetterà in linea il normale avanzamento del capitalismo. Affascinati oltre modo da storie della Storia che ci raccontano bivi possibili (o impossibili), rivoluzioni spontanee, fratellanze e sorellanze, la Comune di Parigi racchiude in sé la possibilità di provare a ripercorrere un sentiero, una fiammella non ancora estinta (forse).

Le parole che abbiamo ritrovato: La parola speranza: cosa sarebbe successo se la Comune avesse avuto una fine diversa? La parola impossibile: ci sono delle persone che muoiono di fame, che mangiano topi e cani e gatti (conditi dalle famose saline parigine). Come se avessero detto: allora tentiamo l’impossibile. Tentiamo di raccontare un mondo dove la miseria venga sconfitta. La miseria umana, fatta di pregiudizi, classi sociali, poteri, privilegi. La parola guerra: è davvero l’unica alternativa possibile? Dove si nasconde allora la parola “pace”? La parola arte: cos’è l’arte? A cosa serve? E cosa ci ricorda?

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